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giovedì 5 gennaio 2017

La cinta muraria di Benevento

La cinta muraria di Benevento


Rase al suolo da Totila nel 545, le mura di Benevento furono ricostruite dai Longobardi – che conquistarono la città nel 570 - per difendere l'abitato e il Sacrum Palatium, ubicato nell’area di Piano di Corte. Il duca Arechi II (758-774) estese la cinta alla Civitas nova, l’attuale rione Triggio. Nel 926 la cinta fu ampliata ultriormente verso Porta Somma (poi inglobata nella Rocca dei Rettori) includendo il rione Tappeto. Torri di difesa a pianta quadrata e rotonda - nella muratura di alcune delle quali si notano inseriti bassorilievi e lastre marmoree di recupero - rafforzavano le mura, in cui si aprivano originariamente sette porte. Di queste rimangono oggi soltanto la Porta Arsa e quella Aurea, che sfruttava il fornice dell’Arco diTraiano.
 
 
Della cinta muraria longobarda sono rimasti in piedi alcuni tratti significativi come quello lungo viale dei Rettori fino all'Arco di Traiano e quello che costeggia via Torre della Catena dove si trova la torre omonima e che delimita il confine meridionale del quartiere mediovale del Triggio.

Porta Arsa: costruita con materiali romani di reimpiego durante il regno di Arechi II è detta anche Porta delle calcare per via delle antiche fornaci di calce che si trovavano nelle vicinanze, si apre sul lato occidentale della città e consiste in un arco in blocchi di pietra calcarea, fiancheggiato da due mezze colonne della stessa pietra. A questa porta, che costituiva l'ingresso alla Civitas nova, conduceva l'antica via Appia.
 
Porta Arsa
 
Poco distante sono visibili i resti della cosiddetta Torre della catena.

Torre della catena: fortilizio longobardo a base poligonale e di forma piramidale, era un avamposto difensivo che guardava verso il Ponte Leproso, gettato dai Romani sul fiume Sabato. Da qui partiva la cosiddetta “Via Sacra Longobardorum” che collegava Benevento al Santuario di San Michele sul Gargano.
 
Gli spigoli, fuori squadro, sono costituiti da pietre angolari di calcare locale, prese dalle vicine costruzioni romane e opportunamente riscalpellate. Inoltre, soprattutto nella parte sommitale, si trovano laterizi romani di risulta.

Particolare delle bugne alla base della torre

I due lati che guardano a mezzogiorno, su quanto resta del canale che, deviato dal fiume Sabato, alimentava con le sue diramazioni i mulini, presentano in basso cinque bugne da presa emisferiche di reimpiego, poste su una linea orizzontale a distanza di circa 1,40 m l'una dall'altra, in maniera da determinare una sorta di separazione fra strutture superiori e base della torre e che formano la catena che da il nome al fortilizio.
Torre del Santo Panaro
 
Sul lato settentrionale delle mura che costeggia viale dei Rettori si trova invece la torre del Santo Panaro, di forma circolare e così detta per l'inserimento alla base di un bassorilievo raffigurante un agronomo addetto alla misurazione delle granaglie.


Molti la identificano con la torre degli Scannelli che compare nelle fonti scritte.

Resti di una torre longobarda inglobati in una costruzione di epoca successiva lungo il tratto di mura che costeggia viale dei Rettori.
 
Cortine murarie in opera listata di calcare e laterizi lungo viale dei Rettori
 
Torre quadrangolare lungo viale dei Rettori; più a destra si nota una contraffortatura di epoca ottocentesca
 
Torre circolare lungo il tratto di mura che costeggia via Torre della catena
 
Tratto di mura merlate lungo via Torre della catena
 
 
 

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