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domenica 11 ottobre 2015

Il castello di Morciano di Leuca

Il castello di Morciano di Leuca (castello Valentini-Castromediano)


Fu fatto costruire da Gualtieri VI di Brienne (cfr. scheda La contea di Lecce e la casa dei Brienne) nel 1335 per difendere la parte meridionale dei suoi possedimenti dalle mire espansionistiche del conte di Caserta Filippo de la Rath (1).
Presentava originariamente una pianta quadrangolare rinforzata agli angoli da quattro massicci torrioni circolari.
La torre di NO fu fatta abbattere nel 1507 dall'allora proprietario, il barone Rodolfo Sanbiasi, per far posto al convento dei Carmelitani da lui fondato. Sempre in quel periodo, quella stessa parte del castello fu ulteriormente rimaneggiata al fine di consentire l’addossamento della chiesa del Carmine, anche questa appartenente, come il convento, ai Padri Carmelitani.
Altri due torrioni non sono più visibili perchè successivamente inglobati nella muratura.


L'unico torrione superstite nella sua struttura originaria, si presenta suddiviso in tre piani: tra il piano terra e il primo piano si nota un cordone orizzontale che ne delimita all’esterno le rispettive altezze; mentre il primo piano è suddiviso dal secondo da una serie di beccatelli (mensolette che accanto ad una finalità decorativa avevano anche una funzione architettonico-militare di sostegno ad alcune bertesche, cioé a delle postazioni lignee indispensabili alla difesa e al contrattacco con armi quali archi, balestre, lance, acqua e olio bollente). In alto il torrione termina con un altro cordone cilindrico e un tamburo rientrante. Le pareti verticali e l'assenza di scarpatura rendono evidente che fu costruito prima dell'avvento delle armi da fuoco.
Elementi caratterizzanti del castello sono i merli della cortina di coronamento la cui forma è quella del giglio di Francia (che fu aggiunto allo stemma dei Brienne dopo il matrimonio di Gualtieri VI con Beatrice di Taranto, nipote di Roberto d'Angiò, nel 1321).

La particolare merlatura vista dalla corte
 
L'adeguamento della fortificazione all'introduzione delle armi da fuoco – operato soprattutto dai feudatari ch tennero il castello tra il XVI ed il XVII secolo (de Nantolio, Capece e Castromediano) (2) – ha riguardato essenzialmente il rifacimento delle cortine esterne e delle piazze d'armi delle torri, lasciando quasi intatto l'alloggio baronale interno che mostra ancora la particolare merlatura originale.
Portale d'ingresso
 
Il portale d'ingresso, difeso da un machicolio, è sormontato da stemmi gentilizi che fungono da ornamento. Attraverso il portone si accede ad un ampio cortile interno intorno al quale si distribuiscono grandi stanzoni adibiti a fienili, scuderie, legnaia, cucine, officine, botteghe artigianali, forno e deposito d'armi. Sul lato destro è addossato uno scalone che conduce ai piani superiori occupati dagli alloggi degli ospiti e dalle stanze del feudatario.

Nel XVI secolo, quando il pericolo da fronteggiare non erano più le mire espansionistiche dei de la Rath ma le incursioni dei pirati arabi, immediatamente nei pressi del castello si sviluppò il cosiddetto Rione delle Torri, formato da abitazioni-fortilizio edificate dai cittadini più abbienti che riproducevano in scala minore la struttura architettonica del castello (portone d’ingresso, cortiletto centrale, magazzino e stalla, scala scoperta per l’accesso al primo piano con un modesto alloggio e una torre quadrata munita di feritoie e scalatoie). Questi minuscoli fortilizi, strettamente addossati gli uni agli altri a ridosso del castello, formavano una linea difensiva capace di resistere agli scorridori arabi.


Note:


(1) Nel 1335 Filippo de la Rath, conte di Caserta, sposando Caterina d'Auney, era venuto in possesso della ricca contea di Alessano e mirava ad espandere i propri possedimenti nel Capo di Leuca a scapito di Gualtieri VI di Brienne.

(2) I Valentini acquistarono nel 1848 il castello dai Castromediano, duchi di Morciano, con i quali si imparentarono grazie al matrimonio tra Valentino Valentini e Adelaide Castromediano, sorella del famoso duca Sigismondo. Da tale matrimonio nacque solo una figlia, Teresa, che sposò il cugino Vito Valentini, i cui figli assunsero il doppio cognome Valentini Castromediano ed i cui eredi sono ancora proprietari del castello


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