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sabato 12 settembre 2015

La chiesa di Santa Marina, Muro leccese

La chiesa di Santa Marina, Muro leccese


La chiesa di Santa Marina venne eretta poco fuori dall’originaria cinta muraria di età messapica - riutilizzando i suoi stessi grossi blocchi di pietra calcarea - presumibilmente tra l'VIII ed il IX secolo.
Presenta attualmente sulla facciata occidentale un portale centrale decorato da un arco sormontato da una lunetta, una tempo probabilmente affrescata, e sopra di essa una cornice rettangolare che inquadra uno spazio in muratura liscia destinato nel ‘500, probabilmente, ad ospitare un’epigrafe o un bassorilievo. Nella stessa epoca venne aggiunto un campanile a vela in stile romanico. Sul lato orientale l’abside semicircolare e aggettante presenta una bifora divisa da un capitello a stampella su cui è scolpita una croce.


Un tempo, sui fianchi della chiesa erano ricavati due portichetti accoppiati che fungevano da accessi laterali, la cui presenza è tuttora testimoniato dai resti delle doppie arcate tamponate nel corso del X secolo.


A seguito della chiusura di queste arcate, sulle pareti interne si dispiegarono e si sovrapposero nuovi affreschi di Santi mentre alla facciata originaria della chiesa venne addossato un nuovo corpo di fabbrica così come si rileva da due cesure poste sulle fiancate esterne meridionale e settentrionale.
Contemporaneamente sulla facciata esterna sono ricavate anche due piccole finestrelle centinate e accoppiate poi chiuse e tamponate nel corso del XVI sec. Il nuovo ambiente che si crea, quindi, funge da vestibolo e anche in quest’area è ben visibile la sovrapposizione d’immagini su due strati di intonaco differenti.
La creazione del vestibolo davanti alla muratura dell’entrata originaria fa pensare ad un adeguamento della chiesa a katholikon di un monastero essendo il vestibolo un ambiente tipico delle strutture monastiche medio bizantine. Ipotesi supportata anche dalla raffigurazione nei sottarchi dei santi eremiti (S.Onorio e S.Macario nel primo sottarco; S.Antonio Abate ed un santo non identificato nel secondo).
 
La navata è coperta da una volta a botte che sostituisce l’originario tetto a doppia falda, come è osservabile esternamente dalla forma assunta dalla facciata absidale, con capriate in legno ricoperte da canne ed embrici.
Attorno all’XI sec. i cenni di cedimento della volta determinarono l’inserimento di tre spessi arconi trasversali di sostegno nell’aula e di uno nel vestibolo.

Affreschi:
Soltanto attorno al X sec. le pareti interne della chiesa vennero completamente ricoperte di affreschi mentre non c’è alcuna traccia di un impianto pittorico precedente o coevo alla fondazione dell'edificio. Questo ha fatto pensare che all'epoca della sua fondazione, la chiesa fosse in uso ad una comunità di stretta osservanza iconoclasta, ipotesi suffragata anche dalla presenza di una croce dipinta in rosso sulla parete settentrionale, frequente nella decorazione aniconica del periodo iconoclasta.

La croce dipinta sulla parete settentrionale

Nel vestibolo si distinguono alcune immagini frammentarie di Santi, riferibili al X secolo, tra i quali un San Giovanni Battista, identificato da un rotolo retto con la mano sinistra dove si legge in greco “io voce di uno che grida nel deserto”, e un San Giorgio a cavallo nell’atto di trafiggere il drago. Mentre S.Antonio Abate (nelle vesti di monaco ospitaliero e non in quelle di eremita come nella tradizione bizantina) e San Vito risalgono al XV secolo. Le due Madonne con Bambino dipinte nella parte destra del vestibolo sono invece opere settecentesche.

S.Antonio Abate, XV secolo

Recenti restauri hanno reso possibile l’individuazione e la decifrazione, sugli archi della navata, di un ciclo pittorico relativo ai temi della Vita e dei Miracoli di San Nicola di Myra.
Precisamente si tratta di quattro affreschi campiti negli archi che, solo parzialmente conservati e di difficilissima lettura, costituiscono quasi certamente solo una porzione di un ciclo agiografico più complesso.
Nel primo affresco, campito nel primo arco di sinistra e in parte obliterato da un rinforzo strutturale tardo, si osserva l'ordinazione di San Nicola a diacono.

San Nicola giovane viene ordinato diacono
 
Nel secondo, sul secondo arco di destra, alcuni particolari come un remo di nave e il volto del Santo su di essa, fanno pensare all'apparizione del Santo sulla chiglia di un’imbarcazione che salverà da una furiosa tempesta assieme all’equipaggio.
 
S'intravedono la chiglia della barca ed un remo
 
Il terzo affresco, ubicato sull’arco successivo al precedente, raffigura una scena frammentaria riferibile presumibilmente alla storia del Santo che abbatte, nella città di Plakoma in Licia, un cipresso infestato da demoni che causavano la morte di chiunque si avvicinasse.
Il quarto ed ultimo si trova nella parte opposta al secondo arco di destra e qui si nota una scena, anche questa in parte occultata da un rinforzo strutturale tardo, dove alla destra di San Nicola c’è un edificio distrutto. Quest’ultimo elemento fa supporre che la scena si riferisca all’episodio nel quale si narra della grazia ricevuta da tre generali bizantini. L'episodio, narrato da Eustrazio (VI sec), racconta che tre generali, Urso, Erpilione e Nepoziano erano stati ingiustamente condannati a morte dall'imperatore Costantino il grande. S.Nicola apparve in sogno all'imperatore e gli ingiunse di liberare i tre uomini.

Tra il secondo ed il terzo arco della parete destra verso l’abside è infine raffigurato parte di un trono gemmato oltre a un paio di piedi calzati da sandali e, più a destra, anche una donna dai capelli lunghi, coronata e inginocchiata ai piedi di un Cristo in trono.
La Falla Castelfranchi interpreta la figura femminile come quella dell'imperatrice Zoe – molto devota a San Nicola di cui fece restaurare il santuario di Myra – che avrebbe fatto realizzare il ciclo agiografico in onore del Santo in ringraziamento per la protezione accordata durante il tentativo di usurpazione di Giorgio Maniace (1043). (1)


Una analisi ravvicinata rivela però che la figura femminile non indossa abiti imperiali, men che meno una corona, che sembra, invece, di poter interpretare come una ricercata acconciatura dei capelli raccolta in una reticella; inoltre, l’abito imperiale è sempre raffigurato tempestato di gioielli e non prevede una semplice cintura di pelle nel girovita, come nell’affresco in oggetto; oltretutto, la scollatura e le maniche perlinate, corredate cioè da bottoni, non sono ammissibili prima del XIII secolo.

L'Ascensione

Sulla controfacciata è dipinta l'Ascensione, con il Cristo avvolto da una mandorla che sovrasta la Vergine affiancata da un gruppo di santi. Sulla sinistra santa Barbara identificata dalla didascalia.

Abside: Tra la fine del IX e i primi del X sec. venne ridotta la primitiva struttura absidale, che ospita tuttora l’altare in pietra, e contemporaneamente venne decorata con le figure di otto santi vescovi tra i quali si distinguono i Padri della Chiesa San Basilio, San Gregorio Nazianzeno e San Giovanni Crisostomo. Molto probabilmente nel catino era dipinta la Theotokos con il Bambino affiancata dagli Arcangeli. 
Nel tardo Rinascimento questa parte dell’abside viene coperta da un nuovo strato di intonaco e le
decorazioni pittoriche perdono definitivamente quello stile bizantineggiante originario che oggi riemerge proprio sulla parete absidale dove sono visibili ancora le figure di due Santi diaconi.
 
Abside
In basso, al di sotto dello strato di epoca rinascimentale, emergono le figure dei Padri della Chiesa dipinte nel X secolo 

San Basilio, X secolo.
 
La centralità del ciclo nicolaiano nell'impianto decorativo della chiesa fa supporre che la titolazione a Santa Marina sia subentrata nel tempo – all'incirca verso la seconda metà del Cinquecento - a quella originaria al santo di Myra, con la quale la chiesa figura citata nelle più antiche visite pastorali. 

Note:

(1) Secondo questa ipotesi interpretativa il ciclo precederebbe quindi di circa quarant'anni la traslazione a Bari delle spoglie del santo (1087). Per il tentativo di usurpazione di Giorgio Maniace cfr. Catepanato d'Italia, nota 2.
 

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