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sabato 18 luglio 2015

Il Palazzo della Zisa, Palermo

Il Palazzo della Zisa


Il Palazzo della Zisa (dall'arabo al-Azīza=la splendente) sorgeva al centro del parco del Genoardo (dall'arabo gennet-ol-ardh=paradiso in terra), il parco reale voluto da Ruggero II d'Altavilla (1130-1154). Le prime notizie indicano il 1165 come data d’inizio della costruzione della Zisa, sotto il regno di Guglielmo I d'Altavilla detto il Malo (1154-1166) e che l’opera fu portata a termine dal suo successore Guglielmo II d'Altavilla detto il Buono, (1166-1189), subito dopo il conseguimento della maggiore età (1175).
Significativi interventi di restauro si ebbero negli anni 1635-36, quando Giovanni de Sandoval – il cui stemma è incassato nella facciata al di sopra del fornice maggiore - acquistò la Zisa, adattandola alle nuove esigenze abitative. In occasione di questi lavori fu aggiunto un altro piano chiudendo il terrazzo e si costruì, nell’ala destra del palazzo, secondo la moda dei tempi, un grande scalone, resecando i muri portanti e distruggendo le originarie scale d’accesso.
Lo stemma dei Sandoval de Leon al centro della facciata principale
Nel 1806, la Zisa fu acquisita dai Principi Notarbartolo, rappresentanti della più antica nobiltà siciliana ed eredi della Casa Ducale dei Sandoval de Leon, che ne fecero la propria residenza effettuando diverse opere di consolidamento, quali il risarcimento di lesioni sui muri e l’incatenamento degli stessi per contenere le spinte delle volte. Venne trasformata la distribuzione degli ambienti mediante la costruzione di tramezzi, soppalchi, scalette interne e nel 1860 fu ricoperta la volta del secondo piano per costruire il pavimento del padiglione ricavato sulla terrazza.
Nel 1955 il palazzo fu espropriato dallo Stato, ed i lavori di restauro, iniziati immediatamente, vennero poco dopo sospesi. Dopo un quindicennio d’incuria ed abbandono nel 1971 l’ala destra, compromessa strutturalmente dai lavori del Sandoval e dagli interventi di restauro, crollò.
Attualmente la Zisa ospita il Museo d'Arte Islamica.
Il titolo nobiliare di Principe della Zisa fu creato dai Re di Spagna per i proprietari del castello: fu concesso inizialmente ai Sandoval con apposito privilegio del 1672, e in seguito passò con titoli e beni ai Notarbartolo di Sciara, eredi dei Sandoval.
Il Palazzo della Zisa, concepito come dimora estiva dei re normanni, nasce da un progetto unitario, realizzato da un architetto di matrice culturale islamica ben consapevole di tutta una serie di espedienti per rendere più confortevole questa struttura durante i mesi più caldi dell’anno. Si tratta, infatti, di un edificio rivolto a nord-est, cioè verso il mare, per meglio godere delle brezze più temperate, specialmente notturne, che venivano veicolate all'interno attraverso i tre grandi fornici della facciata e la grande finestra belvedere del piano alto. Questi venti, inoltre, venivano inumiditi dal passaggio sopra la grande peschiera antistante il palazzo e la presenza di acqua corrente all’interno della Sala della Fontana dava una grande sensazione di frescura. L’ubicazione del bacino davanti al fornice d’accesso, infatti, è tutt’altro che casuale: esso costituiva una fonte d’umidità al servizio del palazzo e le sue dimensioni erano perfettamente calibrate rispetto a quelle della Zisa. Anche la dislocazione interna degli ambienti era stata condizionata da un sistema abbastanza complesso di circolazione dell’aria che attraverso canne di ventilazione, finestre esterne ed altri posti in riscontro stabilivano un flusso continuo di aria.
Pianta del piano terra
 
Il Palazzo è orizzontalmente distribuito in tre ordini, il primo dei quali al piano terra è completamente chiuso all’esterno, fatta eccezione per i tre grandi fornici d’accesso. Il secondo ordine è segnato da una cornice marcapiano che delinea anche i vani delle finestre, mentre il terzo, quello più alto, presenta una serie continua di arcate cieche. Una cornice con l’iscrizione dedicatoria chiudeva in alto la costruzione con una linea continua. Si tratta di un’iscrizione in caratteri cufici, molto lacunosa e priva del nome del re e della data, che è tuttora visibile nel muretto d’attico del palazzo. Questa iscrizione venne, infatti, tagliata ad intervalli regolari per ricavarne merli nel momento in cui il palazzo fu trasformato in fortezza.
Il piano terra è costituito da un lungo vestibolo interno che corre per tutta la lunghezza della facciata principale sul quale si aprono al centro la grande Sala della Fontana, nella quale il sovrano riceveva la corte, e ai lati una serie di ambienti di servizio con le due scale d’accesso ai piani superiori.
 

La Sala della Fontana, di gran lunga l’elemento architettonico più caratterizzante dell’intero edificio, ha una pianta quadrata sormontata da una volta a crociera ogivale, con tre grandi nicchie su ciascuno dei lati della stanza, occupate in alto da semicupole decorate da muqarnas (decorazioni ad alveare), in due delle quali un'apertura permetteva alle donne di sbirciare i ricevimenti da cui erano escluse.
 
La decorazione a muqarnas al di sopra del pannello musivo
Nella nicchia sull’asse dell’ingresso principale si trova la fontana sormontata da un pannello a mosaico su fondo oro, eseguito da maestranze bizantine, che presenta pavoni affrontati di origine mediorientale, affiancati da due cacciatori che mirano ad uccelli nascosti nelle fronde degli alberi. Al di sotto del pannello musivo scaturisce l’acqua che, scivolando su una lastra marmorea decorata a chevrons posta in posizione obliqua, viene canalizzata in una canaletta che taglia al centro il pavimento della stanza e che arriva alla peschiera antistante. In questo ambiente sono ancora visibili i resti di affreschi parietali – nonché quello realizzato nell'intradosso dell'arco che introduce alla Sala della Fontana ed a cui è legata la leggenda dei Diavoli della Zisa (1) – fatti eseguire nel XVII secolo dai Sandoval.
 
Note:
1) La leggenda risale alla dominazione araba e racconta della principessa Al Aziza innammorata del nobiluomo Azel Comel. L'unione era osteggiata dal padre della ragazza, l'emiro di Sicilia. Datisi alla fuga i due amanti furono inseguiti dalle guardie dell'emiro e catturati proprio davanti al palazzo della Zisa, dove fecero in tempo a nascondere l'intera dote della principessa in monete d'oro e a proteggere il nascondiglio con un incantesimo prima di essere condannati a morte e giustiziati. Secondo la leggenda soltanto chi sarà in grado di contare esattamente il numero di ”diavoli” raffigurati nell'affresco potrà rompere l'incantesimo e trovare il tesoro. In realtà i “diavoli” raffigurati nell'affresco non sono altro che gli dei dell'Olimpo e sono in numero di venti. La difficoltà di contarli è legata alla prospettiva ed alla distanza da cui si osservano e, soprattutto, al fatto che hanno dimensioni differenti e alcuni, dipinti a mezzobusto, sono seminascosti dalle nuvole.




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