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domenica 26 agosto 2012

Corfù, l'assedio


L'assedio di Corfù del 1716 (6 luglio-22 agosto)


Salve invicta Juditha formosa
Patriae splendor spes nostrae salutis.
(G.Cassetti, Juditha triumphans)


Andrea Corraini, monumento a Johann Matthias Von Schulemburg, Corfù città, 1716.

L'eroe della difesa di Corfù è ritratto nella posa di un generale romano ma l'armatura è di foggia rinascimentale e la parrucca settecentesca. La statua fu realizzata, fatto abbastanza inconsueto nella storia della Serenissima, mentre Schulemberg era ancora in vita.

La Repubblica di Venezia disponeva di una flotta di potenza formidabile. Ma le sue forze terrestri erano troppo esigue per difendere tutti i suoi dominii. Perciò aveva provveduto a concentrarle in pochi capisaldi che, in caso fossero stati attaccati,  potessero essere soccorsi dalla flotta.
Nei primi mesi del 1715, per ordine del sultano Ahmed III i Turchi attaccarono la Morea e le isole vicine, trovando poca resistenza, creando una grande euforia tra i musulmani, illudendoli di potersi facilmente impadronire con pochi rischi anche delle isole Ionie.
Queste isole, in virtù della loro posizione, erano considerate dalla Repubblica d'importanza strategica vitale, ma l'aggressività ottomana spaventò anche l’Austria, che era impegnata in Bosnia a contenerne la pressione. Con l’ intensificarsi dei rapporti dei suoi informatori che davano per imminente la ripresa delle offensive ottomane, il Senato veneto ritenne di dover correre ai ripari e chiese aiuto all’ Austria, ma questa si rifiutò di fornire soldati, ufficiali, armi, come richiesto, pur impegnandosi ad affrontare i turchi per terra, in modo da tenerli occupati su due fronti.
Al comando delle forze austriache si trovava il principe Eugenio di Savoia, che aveva consigliato la Serenissima di affidare il comando delle sue truppe al conte sassone Johann Matthias Von Schulemburg, che aveva una grande esperienza militare e che lui aveva avuto modo di apprezzare, sia come amico che come avversario, nelle varie contese che avevano impegnato l’ Europa negli anni precedenti.
L’attacco dei turchi in Morea fu travolgente e dopo un breve assedio l’isola di Santa Maura si arrese; fu ovvio supporre che il prossimo obiettivo sarebbe stato Corfù. Venezia non aveva truppe sufficienti - aveva già avviato da tempo trattative con le varie corti europee per l’ assunzione di truppe mercenarie, ma le risposte erano lente e tardive - tanto che la flotta turca si presentò sotto le mura delle città di Corfù con un esercito forte di 30.000 uomini, rispetto ai 5.300 fanti della guarnigione.
Schulemburg arrivò a Corfù il 15 febbraio del 1716 e diede subito opera ad un massiccio rinforzo delle fortificazioni, impiegando a tale scopo gran parte della popolazione. Nello stesso tempo inviò a Venezia, una lista con i nomi degli ufficiali più esperti, ingegneri, artiglieri, artificieri che voleva al suo servizio.
8 aprile: il Principe Eugenio informa Schulenburg, che i turchi hanno concentrato truppe su Butrinto e Saida, e che la numerosa presenza di navi da trasporto e da guerra in quelle acque lascia intendere che presto si dirigeranno su Corfù. Schulenburg, per non accrescere il panico tra la popolazione, ritiene di informare solo pochi subalterni del pericolo imminente e nel contempo dà disposizione di accelerare i lavori di fortificazione e spedisce corrieri al Senato per sollecitare truppe, munizioni e viveri. Subito dopo si imbarca sull’ ammiraglia della flotta veneziana forte di ventisei navi, chiamata Armata Grossa e comandata da Andrea Corner, per andare incontro alla flotta turca, sperando di affrontarli in mare aperto quando ancora sono carichi di munizioni, uomini e rifornimenti, quindi poco agili nelle manovre e in difficoltà a difendersi. Si dirige verso Zante per intercettarli e sbarrare la strada per il Mar Ionio.
13 aprile: arriva una missiva da Venezia che informa dell’alleanza tra la Repubblica di Venezia e l’Austria per combattere assieme la Sublime Porta. La notizia viene diffusa con gran risalto. I Turchi, forse perchè informati, si tengono a distanza da Zante e dirigono verso Corfù, evitando quindi lo scontro che avrebbe potuto compromettere la loro impresa.
1 luglio: Schulenburg rientra a Corfù, e il 5 dello stesso mese l’armata ottomana, composta da sessantadue navi e comandata dal Pascha Janun Hogia, è avvistata nello stretto di Cassopoco e dirige decisamente verso Corfù. Andrea Pisani, comandante dell’ Armata Sottile (galee a remi), riceve l’ordine di contrastare lo sbarco; ma l’avvistamento di un’altra flotta nemica lo costringe a rinunciare all’impresa.
6 e 7 di luglio: Schulemburg dispone le truppe della Serenissima per fronteggiare l’assalto nemico e, conoscendone la tattica consistente in un attacco in massa al fine di travolgere il nemico per creare quindi il panico su tutto il fronte, il Maresciallo decide di creare una linea di resistenza giusto dove presumeva si sarebbe effettuato lo sbarco.
Dai suoi rapporti risultano abili 300 Alemanni, 239 Sudditi di San Marco, 726 Oltremarini e 293 Greci, compresi anche gli ufficiali, i pifferi e i tamburi. Il rimanente della truppa risultava in condizione di non servire in battaglia. Assegnate le posizioni dà ordine di fortificarle con sassi, travi e qualsiasi altra cosa possa servire per impedire la scalata delle mura. Ordina inoltre di affondare tutte le barche presenti nel porto e piazza 100 uomini sullo scoglio di Laido.
I Turchi, che contano tra le loro file anche diversi rinnegati francesi e napoletani, scandagliano il porto per paura di arenarsi e diventare cosi facile bersaglio delle artiglierie veneziane. Infine, il Pascha Janun Hogia decide d’effettuare lo sbarco sull’isolotto di Vido, posto di fronte alla città di Corfù. Qui vi sbarca 6000 guastatori e 4000 giannizzeri, che lo fortificano e vi piazzano i cannoni più potenti. Il resto dell’armata, 15.000 fanti e 3000 cavalieri, viene sbarcato sulla spiaggia di Ispo, dove si accampano preparandosi per l’assedio.
Schulemburg, che ha assoluto bisogno di uomini, tenta con scarso successo di organizzare qualche compagnia di Corfioti, e li affianca ai Greci.

9 luglio: alle 6 di sera i turchi sbarcano altri soldati e artiglieria, dando la sensazione di essere pronti a lanciarsi nell’attacco. Schulemburg fa prendere posizione alle truppe e anche agli uomini inabili, purchè in grado di presidiare la posizione.
12 luglio: gli osservatori Veneziani stimano in 12.000 i soldati turchi pronti all’attacco e notano che i cannoni sono già in batteria.
16 luglio: avviene il primo scontro. I turchi si muovono con cautela con pattuglie per esplorare il terreno. Schulemburg manda loro incontro alcune compagnie composte da Greci e da Ebrei che li fronteggiano valorosamente, uccidendone sei e prendendo un prigioniero, che fornirà indicazioni utili sul numero e sulle posizioni degli assedianti.

 
18 luglio: arriva scortato dall’Armata Sottile, il convoglio da Venezia con rifornimenti, munizioni e milizie. Verso sera quasi all’imbrunire arrivano in porto indisturbate quattro navi maltesi comandate da Belle-Fontine, che si uniscono alla flotta Veneziana. Schulemburg piazza cento Veneziani, cento Alemanni e cento Oltremarini sul monte d’Abramo (A); altri duecento fra Veneziani e Oltremarini sul monte San Salvatore (B) e duecentocinquanta granatieri sul retro dell’ospedale, sul monte d’Abramo.
20 luglio: poichè i turchi non si decidono ad attaccare e continuano solo a rinforzare le posizioni, Schulemburg pensa che stiano aspettando altri rinforzi, allora invia l’Armata Grossa a ispezionare il campo turco ed eventualmente tentare azioni di forza contro le loro navi.
21 luglio: una grossa flotta di navi pontificie, spagnole, toscane e genovesi comandate dal priore dell'Ordine di Malta Francesco Maria Ferretti, arriva per affiancare la flotta veneta a conferma che la diplomazia veneziana non era rimasta inattiva e soprattutto che era riuscita a presentare la guerra come un attacco a tutta la cristianità, ottenendo aiuti dalle Corti più devote al Papa. Nonostante questi rinforzi la flotta veneziana, comandata da Andrea Pisani, preferisce evitare lo scontro e si limita a qualche scaramuccia senza importanza.
24 luglio: i Turchi rompono gli indugi e sferrano il primo poderoso assalto alla Fortezza Nuova (E), ma grazie a un efficace uso delle artiglierie disposte da Schulenburg e dirette dal comandante Da Riva, viene respinto.
25 luglio: gli ottomani tentano un altro attacco presso il borgo di Manducchio (F), ma gli Schiavoni e i Greci che lo difendono riesce a respingerlo, malgrado il poderoso impeto dell’assalto.
29 luglio: circa cento cavalieri turchi si presentano nelle vicinanze del monte d’Abramo. Il tenente colonnello Macedonia, con oltre quattrocento tra Oltremarini e Greci si fa loro incontro coraggiosamente e malgrado l’invito di Schulenburg a non uscire allo scoperto, subendo poche perdite, massacra circa duecento turchi. I Turchi, che hanno piazzato numerose batterie sul Manducchio, iniziano un bombardamento continuo ed efficace sulla città. Schulemburg ordina, con molta accortezza, la separazione e la protezione dei depositi di polvere da sparo.

1 agosto: Janun Hogià decide per un’azione di forza nei confronti di San Salvatore e del monte d’Abramo, impiegando nell’occasione le sue truppe migliori. Lo scontro dura tre giorni e per primo cede San Salvatore, difeso dagli Alemanni. Successivamente cade anche il monte d’Abramo, malgrado la difesa eroica degli Schiavoni, che perdono il loro comandante Maina ucciso da una scarica di moschetteria.

5 agosto: i turchi vengono rovinosamente sconfitti dalle truppe del principe Eugenio nella battaglia di Petervaradino.

8 agosto: si presenta in porto la nave del comandante inglese del convoglio di cinque navi con 1.500 uomini, mandati in rinforzo da Venezia, che è venuto a verificare la situazione. Dichiara che le navi sono a Brindisi e porta la bella notizia della vittoria di Petervardino.

19 agosto: 3000 giannizzeri assaltano con scale, sciabole e mazze ferrate lo Scarpone (C) difeso da 400 Alemanni; il bastione viene conquistato dai turchi che piantano le loro bandiere. Imbaldanziti dal successo, tentano di sferrare l’attacco decisivo e si dirigono ad assalire l'interno della Fortezza Nuova; ne consegue una mischia sanguinosa. L’avanzata inesorabile dei Turchi getta il panico tra i civili; le porte sono difese eroicamente dai soldati comandati dal Sergente Maggiore Sala. I Veneziani passano al contrattacco e riconquistano lo Scarpone, Loredan e Da Riva compiono prodigi di valore. Lo scontro è generale e le cronache ci tramandano un episodio in cui Veneziani, Schiavoni e Alemanni guidati da un francescano che impugna un crocifisso, travolgono i Turchi sebbene questi siano sostenuti anche dalle artiglierie. Il contrattacco ha successo e lo Scarpone è riconquistato. Alla fine molti turchi giacciono massacrati sugli spalti, e quelli che si ritirano lasciano 36 bandiere in mano ai Veneziani. Le perdite però sono ingenti: 300 tra morti e feriti Veneziani e circa 3000 tra i Turchi.
20 agosto: finalmente il buon Dio interviene a modo Suo scatenando un uragano che in poche ore mette fuori uso navi e trinceramenti, bagnando le polveri turche. I mussulmani tentano comunque un disperato assalto alla Porta Raimonda (D), che però viene respinto.Si diffonde anche la notizia che san Spiridione è apparso sulle mura brandendo una torcia contro i turchi. Questo episodio viene ancora oggi commemorato durante la processione dell'11 agosto.
21 agosto: terminano gli assalti da entrambe le parti, ma continuano senza sosta i tiri d’artiglieria. Strani movimenti di truppe vengono notati nel campo turco.
22 agosto: è una giornata di gioia. I turchi, ricevuta anche la notizia della sconfitta di Petervaradino, si stanno rimbarcando, lasciando sul terreno cannoni, cavalli, rifornimenti e ingenti materiali di guerra.
24 agosto: Corfù è in festa per la fine dell’assedio.
25 agosto: la flotta turca si allontana, inseguita da quella di Pisani. La campagna continua anche grazie ai numerosi rinforzi che Venezia è riuscita a inviare, e la flotta veneziana ottiene qualche buon successo in molti scontri navali. Nel 1717 Schulenburg riconquista Preveza e Vonitsa sulla costa epirota e nel 1718 assedia anche Dulcinio quando giunge l’ordine di sospendere le operazioni militari, in quanto l’Austria senza il consenso di Venezia ha firmato a Passarowitz un trattato di pace con la Sublime Porta. Questa mossa di Vienna, secondo gli storici, viene fatta per arrestare i successi della Repubblica di Venezia, la quale stava reimpossessandosi rapidamente dei territori persi all’ inizio dell’offensiva turca. Pasha Janun Hogia, tornato a Istambul, venne arrestato e condannato per l’insuccesso militare.

Per celebrare la vittoriosa difesa di Corfù fu commissionato ad Antonio Vivaldi l'oratorio della Juditha triumphans che fu eseguito nel novembre del 1716 dall'orchestra e dal coro dell'Ospedale della pietà di Venezia alla presenza dello stesso Von Schulemburg. Il libretto, firmato da Giacomo Cassetti, spiega molto esplicitamente come l'episodio biblico vada interpretato secondo una chiave allegorica in cui Giuditta rappresenta Venezia e Oloferne il Gran Turco.

Il conte von Schulemburg ricevette una pensione di 5000 ducati annui dalla Serenessima. Alla sua morte, a Verona nel marzo del 1747, le sue spoglie furono tumulate nell'Arsenale di Venezia dietro una lapide scolpita da Giovanni Morlaiter.

Giovanni Morlaiter, Monumento funebre di Johann Matthias Von Schulemburg, Arsenale di Venezia, 1747


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