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domenica 16 ottobre 2011

Battistero di S.Giovanni in fonte, Napoli

Battistero di S.Giovanni in fonte


Si accede al Battistero (32) tramite una porta lungo la navata destra della Basilica di Santa Restituta (28), anch'essa oggi collegata come cappella laterala alla cattedrale di S.Maria Assunta.

La Basilica di S.Restituta risale al IV sec. e fu fondata da Costantino il grande che la dedicò al Redentore. Nell'845 i resti della santa africana furono traslati nella cappella di S.Maria del Principio (30), dove ancora si trovano in un'urna sotto l'altare e, nel 1066, la basilica le fu ridedicata.
Con la costruzione del Duomo fu rimaneggiata in forme gotiche, privata di due della cinque navate originarie, delle prime campate, della facciata e dell’atrio antistante. Sono ancora visibili alcuni lacerti del pavimento originario e i basamenti di alcune colonne.

 La costruzione del Battistero viene anch'essa attribuita all'imperatore Costantino, che l'avrebbe edificato contemporaneamente alla Basilica di Santa Restituta, dalla leggendaria Cronaca di Santa Maria del Principio.
L'epigrafe moderna, in lingua volgare, collocata nelle vicinanze dell'antico ingresso deriva da questa cronaca:
QUESTA CAPPELLA LA EDIFICAI LO IMPERATORE COSTANTINO ALI ANI CCCXXXXIII POY LA NATIVI DE XPO ET LA CONSECRAI S. SILVESTRO ET AVE NOME S. JOANNE AD FONTE ET AVE INDULGENTIE INFINITE .
Il battistero in realtà dovrebbe invece la sua edificazione al vescovo Severo, il dodicesimo della cronotassi episcopale partenopea, che rivestì il ruolo di primate per ben quarantasei anni , dal 362 al 408. Altre fonti ne attribuiscono la fondazione al vescovo Sotero (465-468), o al vescovo Vincenzo (554-578), poiché il Chronicon Episcoporum Neapolitanae Ecclesiae riferisce che entrambi edificarono un battistero intus Episcopio. Attualmente gli studiosi sono abbastanza concordi nell'affermare che si tratta di un edificio del IV secolo, che ha subito i primi rimaneggiamenti nel V (probabilmente sotto il vescovo Sotero).
 Architettura: L’edificio battesimale è costituito da piccoli conci di tufo e si compone di due parti ineguali: la sala battesimale propriamente detta, a pianta quadrata e collegata con la basilica, i cui lati misurano m.7,60; ed un portico rettangolare, di m. 4,80x6,25 separato dalla sala tramite quattro sottili colonne e coperto da una bassa volta . Il porticato presenta due aperture, di cui una si affaccia sulla sala battesimale e porta al palazzo episcopale, l’altra conduce in una sala della curia diocesana. Il pavimento del portico è in mattoni e la sala non ha alcuna decorazione, se si eccettuano le colonne che marcano il passaggio tra i due locali, che non sono equidistanti tra loro. Le quattro colonne sono identiche e non possiedono la base; i fusti delle colonne sono sormontati da semplici capitelli a cubo ornati da croci monogrammatiche con l’alpha e l’omega. La parete dove si trova la porta di ingresso per Santa Restituta è a sud; di fronte il muro nord è quello aperto in parte per permettere l’accesso al portico. Il lato ovest è quello addossato all’abside della basilica, mentre ad est si trova il solo muro libero: è su questo lato che è aperta l’unica finestra che illumina la stanza. Il locale è coperto da una cupola con calotta estradossata che si imposta su pilastri ad L ; il passaggio tra il quadrato e il cerchio alla base della cupola è mediato da un tamburo ottagonale. Quattro lati dell’ottagono presentano una superficie piana e scendono perpendicolarmente sul quadrato inferiore, gli altri quattro lati del tamburo, corrispondenti ai quattro angoli della sala, sono circolari, come delle nicchie angolari, basse, coniche e voltate come absidiole .
L’edificio ai nostri giorni non si presenta nella sua configurazione originale; in effetti è molto probabile che si trattasse di un edificio in sé concluso. Non c’è dubbio, infatti, che il portico, sproporzionato e spogliato di ogni decorazione, sia un’aggiunta. D’altra parte, originariamente il battistero non era un annesso della Basilica di Santa Restituta: il livello della chiesa è più alto di quello del battistero e l’esterno dei due edifici manifesta un evidente collegamento successivo e la parete Sud, dove attualmente si apre l’ingresso che comunica con la chiesa, era libera .
Per consentire la constatazione di tutto ciò, durante la campagna di restauro degli anni Settanta, è stata creata la possibilità di accedere al di sopra della volta che copre il passaggio tra San Giovanni in Fonte e il palazzo vescovile; di qui è appunto visibile l’esterno della parete settentrionale del battistero, i cantonali di esso verso ovest e verso est, l’esterno del tamburo ottagonale ed uno scorcio della cupoletta di copertura.
Attualmente l’ingresso avviene dalla navatella destra di Santa Restituta, attraverso la porta aperta nel 1647 sul lato Sud, anche se durante i restauri è stato possibile ritrovare le originarie porte di accesso nella parete occidentale e gli elementi necessari a individuare le quattro finestre del tamburo ottagonale che illuminavano l’ambiente. È stata anche messa in vista gran parte della originaria cortina muraria della parete orientale e di quella settentrionale, nella quale ultima sono evidenti i segni di numerose modificazioni ed interventi di vario genere.
 Mosaici: Tutta la volta del battistero era completamente coperta di mosaici: sono rimaste alcune scene, in parte frammentate:
Schema dei mosaici della volta


Chrismon


La calotta della volta è decorata con un cielo punteggiato da stelle d’oro, bianche e blu, a otto raggi, di ineguale grandezza, e sul quale si staglia il monogramma di Cristo tra le lettere alfa e omega. Al di sopra della croce compare la mano di Dio (dextera dei) che regge una corona di alloro annodata da due nastri le cui estremità svolazzano a destra e sinistra. La cornice a fondo d’oro che circonda la calotta è decorata di rami, palme, canestri di frutta sui quali si posano uccelli di vario genere, tra cui pavoni, fagiani, pernici, pappagalli. Su un piccolo poggio tra due palme è appollaiata la fenice nimbata. Da questa bordura ricade una drapperia blu con filetti dorati e otto ghirlande di fogliame, frutti e uccelli, di cui ne rimane solo una per intero. Queste ghirlande nascono da cantari ansati.

Traditio Legis (4):


Degli otto scomparti racchiusi dalle ghirlande ne rimangono solo quattro con una parte di decorazione. Il più notevole è quello con il dono della legge. In piedi su un globo blu, il Cristo barbato e nimbato porge a Pietro con la mano destra un rotolo svolto sul quale si legge «Dominus legem dat». A destra Pietro avanza verso il Cristo e si tende per ricevere il dono, con le mani coperte per rispetto dai lembi del pallio e porta sulla spalla destra una croce monogrammatica. Dietro di lui si vede una palma. L’altro lato della scena è praticamente distrutto : non rimangono che i piedi e la parte inferiore dell’abito di Paolo, così come la base della seconda palma.

La samaritana e le nozze di Canaan (1 e 2):


In un altro scomparto due scene della vita del Cristo sono giustapposte: l’incontro con la Samaritana al Pozzo e il miracolo di Cana. A sinistra del pozzo è seduto il Cristo. La testa e le spalle sono scomparse, ma il braccio destro disteso al di sopra del pozzo verso il secchio che regge la Samaritana, non lascia alcun dubbio circa la sua posa. La Samaritana è in piedi, di faccia, il peso del corpo sostenuto dalla gamba destra, la gamba sinistra flessa e il ginocchio sinistro sporge dall’abito. Nella mano destra solleva un piccolo secchio come per offrire da bere al Cristo. Il braccio sinistro ricade lungo il corpo. Dietro di lei sono disposte su due ranghi sei giare, le prime più piccole delle seconde, contro le leggi della prospettiva. Sul piano arretrato due servitori portano sulla spalla destra ciascuno un’anfora di cui versano il contenuto in una giara.

La pesca miracolosa e Gesù che cammina sulle acque (5 e 6):
A destra della Traditio legis, sfortunatamente incompleta, un uomo in piedi, nimbato,è girato a destra. Davanti a lui un mare dove si vedono dei pesci. Sopra, si distingue un uomo in una barca. Gli archeologi ritengono che si tratti della pesca miracolosa, o di Gesù che cammina sulle acque del lago di Tiberiade o ancora una combinazione tra le due scene. Una terza ipotesi può essere formulata, ed è quella che l’artista abbia voluto rappresentare la chiamata di Pietro e Andrea, come a Sant’Apollinare Nuovo.
Le pie donne al sepolcro (7): 
Un personaggio in sandali, tunica clavata e pallio è seduto su un a pietra e tiene nella mano sinistra un volume. Dietro di lui, si vede il basamento di un edificio. Si è d’accordo nel riconoscere in questo personaggio l’angelo assiso sulla tomba. Le pie donne che gli si avvicinavano sono sparite quasi completamente, rimane solo il volto di una e parte del capo coperto da un velo di un'altra.
Simboli degli evangelisti, pastori e apostoli:

 Per passare dalla pianta quadrata al piano ottagonale del tamburo quattro nicchie concave sono state scavate negli angoli del battistero. Queste absidiole sono state utilizzate dai decoratori per rappresentare i quattro esseri alati dell' Apocalisse. Il bue è sparito, l’aquila si distingue appena, ma l’angelo e il leone sono intatti. Tutti e due sono muniti di tre paia d’ali conformemente al testo di Giovanni. Non hanno il nimbo, ma ai lati del loro capo sono disposte cinque stelle. Il leone è visto di faccia, gli occhi brillanti, la gola aperta come per ruggire ed è particolarmente interessante. L’angelo, di tre quarti, il viso leggermente girato a destra, ma lo sguardo diretto a sinistra, ha un’espressione dura. Sugli archi di queste absidiole si vedono due piccoli pastori, seduti di sbieco. Verso l’uno si dirigono due pecore, verso l’altro due cervi che vanno a bere alla sorgente di vita. Colombe e palme completano la scena. Nei pannelli intermedi si vedono quattro personaggi in piedi, in tunica e pallio, che tengono corone. Le loro pose differiscono sensibilmente l’una dall’altra: uno di loro innalza la sua corona con la mano destra e nello stesso tempo anche un lembo del suo pallio. Con la sua tonalità predominante blu turchese e verde, con la sua profusione d’oro, questo mosaico così ricco nella composizione resta, malgrado il suo stato di conservazione, uno dei più bei mosaici cristiani del V secolo.

Angelo di S.Giovanni

Leone di S.Marco







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