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domenica 9 ottobre 2011

Agia Sofia, Monemvasia

Agia Sofia, Monemvasia

lato settentrionale

   Edificata sulla rocca che sovrasta Monemvasia. La leggenda la vuole fatta costruire da Andronico II (1282-1238) ma in realtà sembra risalire ad un'epoca precedente (metà XII sec).
Presenta una pianta a croce greca inscritta, preceduta da nartece, ma la cupola – come nella successiva chiesa dei SS. Teodori di Mistrà – anziché su colonne è impostata su trombe angolari raccordate da un sistema di pennacchi.




Davanti alla facciata ovest della chiesa, durante il primo periodo veneziano (1463-1540), fu eretta una loggia a due piani. Le modanature marcano le separazioni tra i pilastri e le imposte degli archi, il primo ed il secondo piano, e tra questo e il tetto. Non c'è traccia di una scala che metta in comunicazione il piano superiore della loggia con quello inferiore. Vi si accedeva evidentemente dalla galleria che un tempo sormontava il nartece, dove l'imperatore o il suo rappresentante assistevano alle funzioni e che possedeva una porta sul lato meridionale comunicante con il complesso monastico.

lato meridionale

Sul fianco meridionale era invece addossato il katholikon di un convento - durante la seconda occupazione veneziana (1690-1715) ospitò le suore della Madonna del Carmine - che fu chiuso dai turchi e lasciato andare in rovina. Era a navata doppia sormontata da volte a crociera impostate su due pilastri e due colonne di marmo verde.

Porta d'ingresso sul lato occidentale

Al di sopra della porta che introduce al nartece è incassato un bassorilievo in marmo raffigurante due pavoni e due agnelli divisi da una spada.


All'interno, sopra il vano quadrato centrale e sulle trombe angolari, s'imposta il tamburo – traforato da 16 finestre - su cui poggia la cupola.
 Lungo i lati est ed ovest le trombe si scompongono in arcate di modo che ad est si formano i tre vani absidali e ad ovest i due pilastri.

cupola e santuario

Durante la dominazione ottomana la chiesa fu convertita in moschea e gli affreschi imbiancati. Fu costruito inoltre il mihrab che si trova nel braccio meridionale della croce. Della decorazione originaria della chiesa rimane quindi ben poco, ciò che rimane è comunque riferibile alla prima metà del XIII sec.


Nella lunetta al di sopra della porta che dal nartece introduce al naos è raffigurata la testa del Cristo fiancheggiata da due angeli. L'apertura che si intravede al di sopra della testa serviva a permettere agli occupanti della galleria di assistere alla funzione. A sinistra e a destra della porta, in caratteri bianchi su fondo azzurro e bordata di porpora, c'è un'iscrizione - purtroppo troppo danneggiata per essere decifrata con precisione - che contiene l'atto di fondazione della chiesa.

Negli otto pennacchi  della cupola sono raffigurati dei clipei con dei ritratti abbastanza ben conservati.
Il bema è ricoperto da una volta a ogiva in cui è raffigurato il Cristo come Antico dei giorni.


Esternamente la muratura della cupola si presenta a corsi alterni di mattoni e conci di pietra, mentre le finestre sono racchiuse da semicolonne.



Capitello esterno di una delle bifore aperte sul fianco meridionale raffigurante un danzatore.

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